National Internet Gateway: la Cambogia rilancia il piano per il controllo del web

National Internet Gateway: il grande piano digitale della Cambogia

La Cambogia torna a far discutere per il progetto National Internet Gateway (Nig), un piano governativo che punta a centralizzare, filtrare e controllare l’intero traffico Internet del Paese.
Dopo anni di rinvii e polemiche, Phnom Penh sembra ora intenzionata a riattivare il dossier, presentando il gateway come uno strumento utile a rafforzare la sicurezza nazionale e gestire le connessioni web in modo più efficiente.

Tuttavia, secondo diverse organizzazioni per i diritti umani, si tratta di un progetto che rischia di trasformarsi in un sistema di sorveglianza digitale, paragonabile al Great Firewall cinese, capace di bloccare siti, reindirizzare traffico e monitorare le attività online degli utenti.

Una rete sotto controllo governativo

Il National Internet Gateway era stato annunciato nel 2021 con un apposito sottodecreto che stabiliva la creazione di un’infrastruttura nazionale per convogliare tutto il traffico Internet attraverso nodi controllati dallo Stato.
Dopo un periodo di stallo, il progetto è stato rilanciato dal primo ministro Hun Manet, figlio dello storico leader Hun Sen, e riaffidato alla Telecom Cambodia e al Ministero delle Poste e delle Telecomunicazioni.

Secondo un documento del Ministero della Pianificazione, i lavori inizieranno nel 2026, con la costruzione di un Centro nazionale di gestione del gateway Internet. L’obiettivo dichiarato è quello di:

  • facilitare la connessione e la gestione dei servizi Internet;
  • aumentare l’efficienza nella riscossione delle tasse digitali;
  • proteggere la sicurezza nazionale;
  • mantenere l’ordine sociale e preservare cultura e tradizioni.

Il piano prevede anche l’utilizzo di big data e intelligenza artificiale per “analizzare e gestire le trasmissioni sui social media”, un aspetto che desta particolare preoccupazione tra osservatori e ONG.

Le critiche: un rischio per la libertà digitale

L’organizzazione cambogiana per i diritti umani Licadho ha definito il progetto un “disastro per la libertà di espressione”, evidenziando come la Cambogia disponga già di strumenti di controllo capillari sulle piattaforme digitali.
La direttrice Naly Pilorge ha dichiarato che un’infrastruttura simile “amplierebbe ulteriormente la portata repressiva del governo nello spazio online”, permettendo di colpire media indipendenti, attivisti e cittadini con maggiore facilità.

Anche la Internet Society aveva lanciato l’allarme già nel 2023, spiegando che l’attuazione del Nig costringerebbe le reti locali a connettersi a punti stabiliti dal governo, aumentando le barriere tecniche e finanziarie per gli operatori Internet e limitando l’accesso alla rete globale.

Il documento ufficiale cita una spesa di 11,43 milioni di dollari per la costruzione del centro direzionale e per i salari del personale.
Per la realizzazione del progetto, Phnom Penh starebbe trattando con Huawei e altre aziende asiatiche per la fornitura di hardware, software e supporto tecnico, anche se la compagnia cinese ha negato ufficialmente qualsiasi coinvolgimento diretto nel finanziamento.

Tra sicurezza e censura: un equilibrio fragile

Il governo cambogiano continua a sostenere che il National Internet Gateway rappresenti un passo necessario per proteggere le infrastrutture digitali e prevenire le frodi fiscali, oltre a migliorare la gestione dei dati nazionali.
Tuttavia, analisti e osservatori internazionali ritengono che il prezzo da pagare potrebbe essere alto:
un’infrastruttura del genere rischia di compromettere la neutralità della rete e di limitare la libertà di espressione, con effetti diretti su vita sociale, economia e innovazione tecnologica.

Come ricordato dalla stessa Internet Society, ogni connessione che passerà attraverso il gateway sarà potenzialmente monitorata e filtrata, modificando radicalmente il modo in cui i cittadini cambogiani interagiscono online.

La Cambogia si trova quindi davanti a una scelta cruciale: promuovere la sicurezza e il controllo o preservare la libertà digitale.
L’attuazione del Nig, prevista per il 2026, mostrerà se il Paese riuscirà a trovare un equilibrio tra sovranità tecnologica e diritti fondamentali.

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